Venerdì 19 luglio
Visto che a ‘sto giro i membri degli Escursionisti senza confini sono due studenti e un post-studente disoccupato e che, quindi, il grado di bollitura è particolarmente elevato, decidiamo di andarci a fare un giro poco impegnativo, in modo tale da potercela prendere con calma. Ci diamo il puntello alle 10.30 - lo sappiamo, i montagnini più duri e puri nonché ripigliati inorridiranno per l’abiezione che sta dietro a tale ora tarda - ma tant’è. Dopo una spesa veloce (pane, vino, insalata, prosciutto - ma cotto che sennò uno dei componenti si lamenta), posiamo i nostri amabili culi sull’automobile che ci porterà verso Monticelli Brusati, dando il via ad un viaggio dove le vittime principali dei nostri insulti saranno l’odiosissimo TomTom che ci farà perdere diverse volte e i camion che lavorano alla TEM, un’altra “Grande opera” che sta devastando il nostro territorio, già sufficientemente martoriato, in nome dell’ennesima presa per il culo che serve solo a coprire gli interessi dei soliti noti.
Visto che a ‘sto giro i membri degli Escursionisti senza confini sono due studenti e un post-studente disoccupato e che, quindi, il grado di bollitura è particolarmente elevato, decidiamo di andarci a fare un giro poco impegnativo, in modo tale da potercela prendere con calma. Ci diamo il puntello alle 10.30 - lo sappiamo, i montagnini più duri e puri nonché ripigliati inorridiranno per l’abiezione che sta dietro a tale ora tarda - ma tant’è. Dopo una spesa veloce (pane, vino, insalata, prosciutto - ma cotto che sennò uno dei componenti si lamenta), posiamo i nostri amabili culi sull’automobile che ci porterà verso Monticelli Brusati, dando il via ad un viaggio dove le vittime principali dei nostri insulti saranno l’odiosissimo TomTom che ci farà perdere diverse volte e i camion che lavorano alla TEM, un’altra “Grande opera” che sta devastando il nostro territorio, già sufficientemente martoriato, in nome dell’ennesima presa per il culo che serve solo a coprire gli interessi dei soliti noti.
Dopo
un’oretta di viaggio rigorosamente non in autostrada (ci rifiutiamo
di pagare un sacco di soldi per percorrere una strada asfaltata e
pure male), arriviamo a Monticelli Brusati, piccolo paese di 4.000
anime della Franciacorta, in provincia di Brescia, composto da alcune
frazioni, una delle quali, Gaina (355 metri), è il punto di partenza
per un paio di sentieri semplici e veloci che tuttavia sono in grado
di regalare qualche emozione e una certa soddisfazione.
Ma
andiamo con calma e per punti - dato che noialtri non siamo certo dei
montagnini doc ma semplici escursionisti che vivono la montagna in un
certo modo (vedi Chi siamo), quello che ci interessa è dare
informazioni pratiche, lasciando descrizioni di flora, fauna e altre
cose naturali a persone più preparate e competenti di noi.
D’altronde, da una generazione cresciuta a videogiochi nella più
cupa decadenza della civiltà occidentale, pretendevate forse
qualcosa di diverso?! Dopo questa tirata imbarazzante, veniamo al
sentiero.
Parcheggio
Noi abbiamo seguito le indicazioni per il sentiero delle cascate sin da quando abbiamo trovato il cartello per Monticelli Brusati, poco dopo essere usciti dalla superstrada (uscita Gussago), trovando così le indicazioni per il Parcheggio-1. Questo, davanti a un cimitero, ha numerosi posti, ma costringe a farsi la strada sino all’imbocco del sentiero (località Gaina): il cartello presso il parcheggio segna 40 minuti, tuttavia è una palese esagerazione, dato che noi ci abbiamo impiegato una ventina di minuti. Se volete risparmiarvi una strada asfaltata sotto il sole cocente (gli indigeni per di più sembrano trarre particolare godimento dal tentativo di mettervi sotto e di ignorarvi quando chiedete uno strappo) tra ville di gente che certo non ha problemi di cash, potete ignorare bellamente le indicazioni del Parcheggio-1, continuare a seguire le indicazione per il sentiero delle cascate e parcheggiare a Gaina (occhio che il parcheggio in “centro”, se di centro si può parlare, è riservato solo ai residenti).
Caratteristiche del Sentiero
Arriviamo a Gaina sotto il sole cocente di mezzogiorno (ebbene sì, pare che la bollitura non paghi). Dalla piccola piazzetta, a sinistra del capitello votivo si prende una piccola stradina che scende leggermente; le case dopo poche decine di metri scompaiono insieme all’asfalto, lasciando spazio ad un sentiero - in terra battuta circondato da viti - che ci porta, dopo pochi minuti di cammino, nel bosco, dove troviamo il cartello con le indicazione per i sentieri. Infatti, ciò che rende così interessante il sentiero delle cascate di Monticelli Brusati è la possibilità di scegliere il sentiero che più si adatta alla propria voglia e capacità, senza che tale scelta si riveli irrevocabile. Mi spiego: la palina dà le indicazioni per due sentieri - il sentiero A (quello facile) che si apre sulla destra, ottimo per famiglie, umani con cani o persone che semplicemente vogliono farsi una bella passeggiata nel bosco; e il sentiero B, il percorso cioè che si apre sulla sinistra e che è in discesa. Quest’ultimo presenta una ferrata tutto sommato semplice, adatta anche per chi è alle prime armi. Nel caso tuttavia che un tratto risulti particolarmente difficoltoso, si può sempre prendere il sentiero A per saltare il tratto in questione: infatti i due percorsi non solo iniziano e terminano insieme, ma s’incrociano anche continuamente.
Parcheggio
Noi abbiamo seguito le indicazioni per il sentiero delle cascate sin da quando abbiamo trovato il cartello per Monticelli Brusati, poco dopo essere usciti dalla superstrada (uscita Gussago), trovando così le indicazioni per il Parcheggio-1. Questo, davanti a un cimitero, ha numerosi posti, ma costringe a farsi la strada sino all’imbocco del sentiero (località Gaina): il cartello presso il parcheggio segna 40 minuti, tuttavia è una palese esagerazione, dato che noi ci abbiamo impiegato una ventina di minuti. Se volete risparmiarvi una strada asfaltata sotto il sole cocente (gli indigeni per di più sembrano trarre particolare godimento dal tentativo di mettervi sotto e di ignorarvi quando chiedete uno strappo) tra ville di gente che certo non ha problemi di cash, potete ignorare bellamente le indicazioni del Parcheggio-1, continuare a seguire le indicazione per il sentiero delle cascate e parcheggiare a Gaina (occhio che il parcheggio in “centro”, se di centro si può parlare, è riservato solo ai residenti).
Caratteristiche del Sentiero
Arriviamo a Gaina sotto il sole cocente di mezzogiorno (ebbene sì, pare che la bollitura non paghi). Dalla piccola piazzetta, a sinistra del capitello votivo si prende una piccola stradina che scende leggermente; le case dopo poche decine di metri scompaiono insieme all’asfalto, lasciando spazio ad un sentiero - in terra battuta circondato da viti - che ci porta, dopo pochi minuti di cammino, nel bosco, dove troviamo il cartello con le indicazione per i sentieri. Infatti, ciò che rende così interessante il sentiero delle cascate di Monticelli Brusati è la possibilità di scegliere il sentiero che più si adatta alla propria voglia e capacità, senza che tale scelta si riveli irrevocabile. Mi spiego: la palina dà le indicazioni per due sentieri - il sentiero A (quello facile) che si apre sulla destra, ottimo per famiglie, umani con cani o persone che semplicemente vogliono farsi una bella passeggiata nel bosco; e il sentiero B, il percorso cioè che si apre sulla sinistra e che è in discesa. Quest’ultimo presenta una ferrata tutto sommato semplice, adatta anche per chi è alle prime armi. Nel caso tuttavia che un tratto risulti particolarmente difficoltoso, si può sempre prendere il sentiero A per saltare il tratto in questione: infatti i due percorsi non solo iniziano e terminano insieme, ma s’incrociano anche continuamente.
Il
cammino
Dopo una sosta rinfrescante con l’immancabile foto sotto
la palina come insegna lo zio Menek, prendiamo il sentiero B,
allegri e ridanciani come solo dei bolliti della nostra specie
possono essere. Nel giro di pochi metri il sentiero scende e ci
porta al torrente (segnavia: rosa+bianco): da questo momento si
seguirà il torrente in un piccolo canyon immerso nel bosco,
saltando da una roccia all’altra e cambiando riva quando è
necessario. In questo frangente, l’unico pericolo è scivolare e
finire col culo a mollo - noi siamo andati in una calda giornata di
luglio, il torrente aveva tutto sommato poca acqua e quindi il
pericolo di scivolare era senza dubbio inferiore rispetto a quando
il torrente è in piena. Ci ripromettiamo comunque di tornare per
goderci il sentiero con i colori dell’autunno, che da queste parti
deve meritare. Intanto, si cammina all’ombra e fa fresco. Il
sentiero A e il sentiero B s’incontrano continuamente, noi
seguiamo il torrente- attraversarlo è sempre fattibile anche per i
nostri biechi corpi contraddistinti non certo da grande agilità ma
anzi bruciati dagli eccessi alcolici a cui regolarmente li
sottoponiamo. Per via della nostra cultura postmoderna
notiamo che saltare da un sasso all’altro ci ricorda i videogiochi
degli anni Novanta. Dopo un po’ si arriva alla prima cascata, dove
ci fermiamo a fare un po’ di foto imbarazzanti per Dio (anche se
non c’è) e per l’umanità (che ci sta un po’ sul cazzo). A
fianco della cascata c’è la prima scala in metallo,
“perpendicolare al terreno” come fa notare uno dei temerari
escursionisti senza confini - superarla non presenta alcuna
difficoltà. Una volta superata, tuttavia, consigliamo di non
lanciarvi subito oltre, ma di fermarvi un attimo, girarvi a sinistra
e notare un piccolo calpestato che in pochi metri porta al
ruscello che si sta per buttare nella cascata: a fianco del corso
d’acqua noterete delle sorta di gradini di roccia naturali,
sedetevi e godetevi l’acqua che si butta giù e riflettete sui
massimi sistemi e sul significato della vita oppure, come noi,
cercate di fare foto più epiche possibili, stando attenti a non
scivolare. Qui infatti le rocce sono abbastanza scivolose - quindi
vedete di non fare stronzate. Riprendiamo il cammino - si procede
come prima, seguendo il torrente e saltando da una roccia all’altra
e cambiando riva quando è necessario finché, dopo aver incrociato
un tavolo da picnic in legno (qui c’è un altro incrocio con il
sentiero A), s’incontra uno stretto canyon: per attraversarlo si
utilizzano le catene poste sulla parete rocciosa della piccola gola:
afferratele e, quando sono presenti perché necessario, utilizzate
gli appositi pioli metallici. Dopo qualche passaggio di questo tipo,
fra i quali dovrete cambiare anche lato della gola (tranquilli,
quando è necessario farlo i pietroni del torrente lo consentono),
si arriva ad un salto roccioso con una nuova piccola cascata. Ed
ecco la parte più difficile di questa, nel complesso,
facile ferrata: per superare il salto roccioso infatti bisogna
utilizzare una catena che scende giù dalla parete rocciosa e
arrampicarvi con il suo aiuto. Nei giorni precedenti aveva piovuto,
quindi la roccia era abbastanza scivolosa - nel caso, uno dei nostri
escursionisti senza confini ha utilizzato la catena stessa
mettendola sotto il piede di appoggio per fare maggiore attrito.
Superato il salto roccioso, si prosegue lungo il torrente, che
regala alcuni scorci e alcuni giochi di cascate veramente belli,
fino a tornare a incrociare il sentiero A, per poi riprendere il
sentiero B un’ultima volta, il quale porta ad un ultima cascata,
che supererete utilizzando un’altra scala con i pioli in metallo.
Bene - fatevi forza: il sentiero B si ricollega con il sentiero A e
nel giro di pochi minuti si arriva alla fine del percorso ufficiale,
in uno spiazzo coperto dagli alberi dove c’è un tavolo in legno
da picnic. Qui stappiamo con soddisfazione una bottiglia di Dolcetto
d’Acqui e ci apprestiamo a consumare le provviste contenute nei
nostri zaini.
Il
ritorno
Ciò che contraddistingue questo sentiero è
l’impossibilità di perdersi: i sentieri sono ben segnati
(soprattutto il sentiero A che, come notava un intrepido
escursionista senza confini, è segnato quasi ossessivamente) e, se
avete qualche dubbio, seguite il torrente. Anche per il ritorno
funziona così: prendiamo alternativamente il sentiero A e il
sentiero B, così come ci gira, fino a giungere alla palina
iniziale.
Tempistica
Tenendo conto che noialtri ce la siamo presa con mooolta calma, direi che l’andata ci ha preso un’ora e mezza e il ritorno circa quaranta minuti. Si tratta comunque di un percorso facile, divertente e suggestivo, che, senza essere a grandi altezze (il dislivello complessivo è di 200 metri e il punto più alto sono i 500 metri), regala degli scorci notevoli e dà una certa soddisfazione. Inoltre consente di avere un primo e poco impegnativo approccio con una ferrata. Insomma, è una buona soluzione per passare una giornata in mezzo alla natura senza fare troppi sbattimenti.
Tenendo conto che noialtri ce la siamo presa con mooolta calma, direi che l’andata ci ha preso un’ora e mezza e il ritorno circa quaranta minuti. Si tratta comunque di un percorso facile, divertente e suggestivo, che, senza essere a grandi altezze (il dislivello complessivo è di 200 metri e il punto più alto sono i 500 metri), regala degli scorci notevoli e dà una certa soddisfazione. Inoltre consente di avere un primo e poco impegnativo approccio con una ferrata. Insomma, è una buona soluzione per passare una giornata in mezzo alla natura senza fare troppi sbattimenti.
Immagini
Se non sono in ordine è perché l'escursionista senza confini che si occupa della "grafica" ha rinunciato a capire come cazzo funzioni la modalità di inserimento immagini. Abbiate pietà per i suoi nervi.
Palina |
Prima cascata - la bollitura cresce |
Primo tratto del sentiero |
Foto epica dall'alto della prima cascata |
Prova agility al ritorno |
Seconda cascata |
Una delle due scalette - l'altra è uguale |
Primo pezzo con catene della ferrata |
Seconda cascata |
Mappa del sentiero |
Ritorno fuori dal bosco verso Gaina |
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